Parlare della musica di Hugo Race è molto difficile. I motivi di tale complessità sono diversi, ma di sicuro è complesso perché la quantità di lavori che Mr. Race ha messo sul piatto da quando, nei primi anni ottanta, incrociò la strada dei Birthday Party prima e dei Bad Seeds poi, è davvero enorme.
E' altrettanto complesso perché siamo al cospetto di un artista senza compromessi, difficilmente etichettabile in un singolo genere, ma che ha saputo fare dell'essere eclettico il proprio marchio di fabbrica.
Come facciamo in questi speciali dedicati ai lavori solisti dei Bad Seeds, saltiamo completamente i lavori fatti con la band capitanata da Nick Cave e ci concentriamo sui progetti paralleli e successivi ad essa. Il primo progetto che prendiamo in considerazione sono i The Wreckery, fondati in Australia con Edward Clayton-Jones. Le sonorità della band sono decadenti, contaminate dal blues, talvolta dal jazz, ma decisamente post-punk.
Da uno dei loro primi EP è tratta I Think The Town is Nervous:
Le contaminazioni di diversi generi musicali vengono bene fuori in Ruling Energy, uscita l'anno successivo:
Non ci stancheremo mai di ripeterlo, queste guide servono a scoprire musica. Quindi, purtroppo, ci tocca chiudere il capitolo The Wreckery con la bellissima I Can't Say, tratta dal loro ultimo album Laying Down Low:
Approdato in Europa, precisamente a Berlino, Hugo Race mette su i True Spirits, band ormai attiva da trent'anni. La band potrebbe definirsi un collettivo aperto che ha visto transitare diversi musicisti, da Nico Mansy a Chris Huges, passando per i "nostri" Marta Collica e Michelangelo Russo. Non è un caso che ci sia molta Italia attorno ad Hugo Race, ma lo vedremo dopo.
Hugo Race and the True Spirits pubblicano il loro primo album, Rue Morgue Blues,nel 1989 e la musica non può non essere influenzata dalle sonorità tipiche berlinesi. La title-track non lascia spazio a dubbi. C'è il blues, c'è l'industrial e c'è il tipico timbro di Hugo Race.
Minimalista e magnetica, Earls Murder tratta Earls World, è una delle perle dell'intera carriera True Spirits.
Parlavamo di complessità, complesso è parlare dei True Spirits, così mutevoli da un album all'altro, mai uguali a sè stessi, sempre originali, anche alle prese con il blues di Deepfried, da Valley of Light:
Chiudiamo temporaneamente il nostro sguardo sui True Spirits con When Midnight Comes, brano tratto da 53rd State, uscito nel 2008, e che vede Hugo affiancato alla voce da Marta Collica.
E proprio da Marta Collica ripartiamo per dare uno sguardo ad uno dei numerosi altri progetti di Hugo. In questo caso stiamo parlando dei Sepiatone, sodalizio musicale che vede proprio la cantautrice di Catania unire le forze a quelle di Hugo Race, che proprio in Sicilia ha vissuto diversi anni, trovando in diversi artisti italiani i giusti compagni per viaggi musicali ricchi d'interesse.
I Sepiatone si dividono tra Catania e Berlino. Hanno dato vita a tre album, di cui l'ultimo, Echoes On uscito nel 2013. Le sonorità dei Sepiatone sono quelle tipiche da colonna sonora, capaci di creare immagini dal nulla. Lo stile minimalista è sicuramente vincente. Brani che lasciano senza fiato, come Dust and Gold, tratto dal loro esordio, In Sepiatone, che ne è la testimonianza:
Le atmosfere create dai Sepiatone riescono a trasportare l'ascoltatore in altri luoghi, in altre epoche. Dal successivo Darksummer è tratto il brano dallo stesso titolo:
Pur non mancando episodi strumentali, il canto è quasi sempre affidato a Marta Collica, mentre Hugo Race ricama note sullo sfondo. Dallo stesso album, Disguise:
Per scoprire, invece, i brani tratti dall'ultimo album, vi invitiamo a leggere la nostra recensione.
Da quando è approdato in Europa, l'Italia è onnipresente nella vita e nella musica di Hugo Race. Da Melbourne - Australia - alla Sicilia, passando per Berlino, nasce l'idea di un progetto che vede Hugo Race sperimentare suoni, mescolandoli alla tradizione napoletana, in quello che si chiamerà The Merola Matrix. E quel "Merola" è davvero Mario Merola. Un esperimento coraggioso, innovativo e ben riuscito, che testimonia - se ancora ve ne fosse bisogno - la poliedricità e la creatività di un artista di spessore unico.
Con l'Italia, però, non abbiamo ancora finito. Già, perché durante il suo cammino nel nostro paese, Hugo dividerà palco e dischi con una band di Faenza, i Sacri Cuori, con cui darà vita al progetto Hugo Race & Fatalists, da cui nasceranno due album, un EP e tanti concerti.
Il primo album, Fatalists, esce nel 2010 e offre numerosi spunti, tra i quali ci piace scegliere Too Many Zeroes.
Visto i dolci frutti dati dalla collaborazione, due anni dopo esce We Never Had Control. Album ricco di umori e sfaccettature, il disco si apre con la magnetica Dopefiends, dove si elevano le percussioni, quasi tribali, di Daniele Sapignoli e gli arpeggi di Antonio Gramentieri e Hugo Race.
Il basso di Francesco Giampaoli, invece, dà il giusto groove a Ghostwriters:
Siamo consci, purtroppo, che diversi progetti che hanno visto Hugo Race protagonista non saranno presi in esame in questo dossier, ma prima di mettere la parola fine, non possiamo non andare a fondo di quella che forse è la sua band più "avventurosa", i Dirtmusic, con cui ha sperimentato ancora una volta la contaminazione, stavolta spingendosi fino in Africa.
La band è composta ovviamente da Hugo Race, affiancato da Chris Eckman e Chris Brokaw. Il primo disco, titolato proprio Dirtmusic, pur essendo registrato in Repubblica Ceca, ha già dalla sua sonorità che strizzano l'occhio alla world music. Sarà per questo che con il successivo BKO, uscito nel 2010, i tre scelgono di registrare in Mali, accompagnati dalla strumentazione da una delle band locali più famose, i Tamikrest.
Il risultato è blues-rock sporco, con le sonorità africane che vengono fuori da ogni poro. Desert Wind, cantata da Hugo Race, il cui titolo è tutto un programma:
I Dirtmusic si dividono il microfono equamente nei 10 brani del disco. Collisions vede Chris Brokaw alla voce:
Mentre Bring it Home, che chiude il disco, è cantata da Chris Eckman:
I Dirtmusic sono, stando all'opinione di chi scrive, una delle band più importanti e dal progetto meglio riuscito dell'intera produzione che fa da contorno ai vari membri che han fatto parte dei Bad Seeds.
Detto ciò, come nella migliore tradizione di Hugo Race, anche i Dirtmusic non sono mai uguali a sè stessi. Se BKO è un disco a forti tinte rock-blues, i due album successivi sono caratterizzati da sonorità decisamente più tribali, talvolta sincopate, che strizzano l'occhio all'elettronica. In Troubles, uscito nel 2013, il cambio di direzione è ben chiaro sin dal brano che apre le danze, Chicken Scratch:
Mentre il duetto con Samba Touré in Red Dust, per Lion City uscito nel 2014, non fa altro che consacrare l'assoluta qualità del progetto.