A chi o cosa si riferisce il titolo del tuo box set, Lovely Creatures? Alle 45 canzoni tirate fuori da 30 anni di Bad Seeds o alla dozzina di foto che si trovano nel booklet?
A tutte le persone che ho conosciuto, amato e con cui ho lavorato. E di conseguenza alle canzoni stesse, che da loro sono state ispirate.
Hai mai considerato le tue canzoni come Lovely Creatures (Adorabili Creature)?
Non proprio. Ad essere onesto, non ho un'altissima considerazione dell' "azienda". Sono molto impressionato da quanto fossi audace da giovane, ma mi sento anche piuttosto turbato e a disagio da altre idee. Ma, alla fine, dare vita a tutto ciò è stata un'esperienza molto piacevole. I miei lavori passati non sono qualcosa che abbia mai investigato più di tanto, nonostante ci capiti di suonare diverse di quelle cose dal vivo, con la band. Ma anche in quel caso, non ascoltiamo mai il materiale originale. Quindi ho intrapreso questo progetto con un po' d'ansia, ma per fortuna si è rivelato ottimo.
Le precedenti ristampe (collector's edition) sono state curate da Mick Harvey, quindi questa è la prima volta che guardi indietro, ai tuoi lavori. Il progetto era stato pensato per essere pubblicato tre anni fa, ma date le circostanze, è stato posticipato. Lo senti più appropriato, oggi?
Beh, sembra un buon momento per celebrare i trent'anni dei Bad Seeds. E' tardi, ma ovviamente la morte di mio figlio si è messa in mezzo...aspetta, lasciami riformulare, detta così suona orribile. Quello che intendo è che l'intera cosa è deragliata. E' diventato molto importante, per me, fare un altro disco. Non mi sembrava il momento di una celebrazione. Ma ora penso sia il momento giusto. A Gennaio abbiamo suonato diversi show che ruotavano attorno a Skeleton Tree, in Australia, in posti piuttosto grandi. Sono stati molto emozionanti, con persone di età più disparate che venivano a celebrare questa meravigliosa band. Quindi ho pensato fosse il momento adatto per il box set.
Quando Push The Sky Away è uscito, nel 2014, sembrava che una nuova era - sia a livello musicale che di liriche - stesse arrivando, ma gli eventi tragici del 2015 sembra che abbiano quasi trasformato quel disco nella fine di qualcosa.
Capisco cosa intendi. Non mi sono chiesto se Skeleton Tree dovesse essere presente con i suoi brani all'interno del box set o meno. Ma, nonostante tutto, Push The Sky Away c'è e per me rappresenta ancora l'inizio di diverse cose, su livelli diversi.
Per ciò che concerne i testi, sentivo di aver trovato un modo di distanziarmi dal modo in cui scrivevo prima e di conseguenza dal modo in cui facevamo musica, che era strettamente legato ai miei testi. Sentivo che le canzoni potevano ancora essere guidate dai testi, ma in una maniera più astratta, quindi non erano più così narrative, almeno non nella maniera più convenzionale. E questo è molto eccitante per me, guardando al futuro della mia scrittura.
Ma Push The Sky Away è stato un disco diverso anche perché ci siamo lentamente allontanati dall'importanza che le chitarre avevano nei Bad Seeds. Puoi sentire le catene che si spezzano, in Push The Sky Away, mentre in Skeleton Tree c'è l'esplosione della libertà. E' essenzialmente un album di elettronica, non può essere definito un disco rock n' roll. E penso sia davvero eccitante. Quindi i due dischi fanno parte dello stesso movimento, verso un'area musicale differente.
Push The Sky Away conteneva per la prima volta riferimenti diretti alla tua vita e dintorni, a Brighton. La title-track finale sembra trovare un eco in Distant Sky, su Skeleton Tree. Push The Sky Away dice che spetta a te spingere via il cielo, mentre Distant Sky dice che il cielo è lì, quanto lontano tu possa andare. La disperazione lascia il passo alla speranza...
Offrirò una risposta spezzata. Spero che, nel tempo, Skeleton Tree possa sollevarsi dal peso che porta. Spero che le canzoni possano respirare un po', perché sono davvero delle canzoni meravigliose. Suonarle dal vivo aiuta in tal senso. Sono molto emozionanti da eseguire, ovviamente, ma sono anche brani eccezionali, che vanno oltre. Lo sono già su disco, ma sono spinte ulteriormente alla loro reale grandezza quando eseguite nelle arene. Quello che succede nel live set è piuttosto straordinario. Ci stavamo dirigendo verso ciò con Push The Sky Away, ma il tutto è esploso in qualcosa di magico e condiviso.
Skeleton Tree chiaramente attinge al tuo dolore...
Ok, proviamo a trovare una soluzione...non so nemmeno se questo risponderà alla domanda, in realtà, ma io credo che uno dei problemi di cantanti e cantautori sia riuscire a scrivere brani onesti. Perché, se hai successo, cominci ad avere uno stile di vita che è diverso da quello degli altri. Quindi, per scrivere brani che siano legati alla gente comune, devi fingere o portare avanti una visione falsa di te stesso.
Ho scoperto, diventando più popolare, che non esco troppo, resto a casa, non vedo molte persone, sono più isolato. Questo mi si confà molto, perché il mio stile di vita si evolve molto attorno al mio lavoro. Ma l'idea di lavorare, sedermi e scrivere, è diventato anche il fulcro delle cose che scrivo.
Se guardi ai testi dei brani che scrivo, specialmente in Push The Sky Away, ma anche in Skelton Tree, sono in sostanza brani che parlano di un ragazzo che scrive canzoni. Anche un pezzo come Higgs Boson Blues è su un ragazzo che se ne sta in un seminterrato a guardare le ragazze che passano, dalla scuola d'italiano della porta accanto, e che ascolta di nascosto le loro conversazioni. Mermaids parla di un ragazzo seduto in spiaggia che guarda ciò che gli accade intorno, che non è più capace di lasciarsi coinvolgere, per un motivo o per un altro.
All'improvviso è diventato chiaro che, per me, era un modo di scrivere di me stesso ad un livello tale che le persone vi si potessero ritrovare. Penso anche che vi sia una stranezza nell'essere Nick Cave e che anche questo sia un qualcosa interessante di cui scrivere. E' qualcosa che sono, non devo fingere. Non devo scrivere storie su personaggi inventati.
C'è un sacco di nutrimento ed energia in ciò che mi accade che rende interessante scriverne. E' qualcosa con cui ho sempre avuto problemi e non ne ho mai parlato a nessuno, prima. Ma è anche qualcosa che credo mi renda autentico, che renda i miei dischi autentici, in particolar modo gli ultimi due, per ovvie ragioni. Perché sono personali. Resto vero con me stesso.
A differenza di molti performer e scrittori, che diventano caricature di sé stessi, tu stai diventando più autentico e personale, con l'età...
Senza gettare giudizi sulla sincerità di alcuni tipi di scrittori, c'è stato un periodo in cui questi hanno dovuto guardare fuori, perché non c'era rimasto più nulla di cui scrivere. Una delle classiche situazioni dove, all'improvviso, di notte, assumi una coscienza sociale e cominci a scrivere riguardo le cose che leggi sui giornali. Vedi che hanno intercettato un'altra area da cui pensano possano tirare fuori un paio di dischi.
Diversamente delle apparenze, già dal tuo primo brano, From Her To Eternity nel 1984, il tema dominante dei tuoi brani è sempre stato l'amore. E' come se avessi lentamente tirato via strati di pelle, provando ad esprimere sempre più emozioni...
Beh, è molto carino quanto stai dicendo. E probabilmente è vero. From Her To Eternity credo lo riassuma bene, cosa posso dire di più?
Certo, sono stato più o meno sulle stesse robe per un po'. Ma all'epoca non sapevo quali fossero le altre cose di cui scrivere. Penso che molti scrittori scrivano un po' delle stesse cose, nell'arco della loro vita. Non riesco a pensare a nessuno che non faccia così, in effetti. Trovi i tuoi temi, quelli che ti interessano, e continui a scavarli. Guardo con sospetto alle persone che abbandonano gli argomenti a cui si sono dedicati per anni.
Detto ciò, per me attualmente il concetto di tema è secondario. E' tutto molto più legato alle parole, la loro vibrazione, a come appaiono una accanto all'altra su una pagina. Penso che il significato di un brano sia uno degli aspetti residui del processo di scrittura. Quando metto giù una frase che mi piace particolarmente, e poi ne metto giù un'altra e c'è quel tipo di sensazione, tutto comincia a ronzare, mi ritrovo in uno stato di eccitazione viscerale. C'è questo sfregamento in atto tra le due frasi, che mette in secondo piano il significato. Quello che cerco di dire è che non mi siedo mai con un'idea precisa che devo esprimere o che devo elaborare.
Il tuo stile di scrittura è diventato più impressionista. Prima, nei tuoi brani, davi vita a questi personaggi spesso con atteggiamenti e pensieri violenti. Magari oggi ne senti meno il bisogno...
Non sento più il bisogno di scrivere testi che abbiano dei personaggi a fare da guida, non più come prima. Penso che Jubilee Street abbia ancora quel tipo di elemento, ed in un certo qual modo è il mio dire addio a quel tipo di canzone narrativa.
Scrivere canzoni che esistevano al di fuori del mondo contemporaneo - brani che non erano ambientati in questa epoca, bloccati in un'era diversa - mi permetteva di scrivere riguardo cose che trovavo eccitanti. Mi dava modo di avventurarmi in aree per lo più politicamente scorrette, perché non ero coinvolto personalmente. Quindi potevo suonare queste cose in giro, senza che mi si riflettessero addosso. Era un modo di nascondermi, credo. Non penso che i testi degli ultimi due album siano un modo di nascondermi, invece. La pelle è stata tirata via e adesso, io, come gli altri, possiamo dare un'occhiata all'interno.
Pensi che tu sia fatto per avere una vita poco confortevole, come destino dell'essere artista?
No, non lo credo. E non credo di aver avuto una vita dolorosa. Mio figlio è morto, e questo va oltre ciò che ogni uomo possa immaginare, anzi, è proprio quello che si può immaginare. Ma non ho mai pensato di aver avuto una vita difficile. Al contrario, penso di essermela goduta, di essere piuttosto fortunato. Ho sempre avuto un certo senso dell'umorismo, un certo ottimismo. Non sono mai stato depresso e tutte quelle cose che spesso mi vengono accostate. Certo, ci sono periodi bui, ma non li ho mai visti come tali nell'istante in cui accadevano. Non mi sono mai trovato nello stato di pensare che la vita non valeva la pena di esser vissuta. Semmai, quei periodi bui dove la tragedia giace, ti dicono ancor di più che la vita merita di esser vissuta.
Di solito non ti apri molto sulla tua vita con le parole, ma le foto nel box set sono estremamente personali. E' perché raccontano la storia di chi ti ha condotto dove sei oggi?
Io direi che è piuttosto chiaro, per me, quali donne sono legate a quale disco. E' questo il modo in cui divido la mia vita? Sono conscio che le canzoni hanno molto potere. E che chi ascolta può trovare all'interno dei brani delle forti relazioni con i personaggi presenti nei testi, proprio come succede a me con i brani di altri artisti, in particolare con le canzoni d'amore riguardo determinate persone, ancor di più se hanno un nome...
Qualcuno mi ha mandato questa foto di Deanna, e ho pensato che fosse una sorta di informazione importante per chiunque amasse la canzone, per chiunque abbia sentito una correlazione con essa. E credo che in quella foto sia davvero lei, e cosa quel periodo fosse per me ed i miei amici. La si associa facilmente alla canzone, che è una canzone d'amore isterica, riguardo la giovinezza, ma legata ad una situazione molto ordinaria e reale.
C'è molto amore con le persone che vedi nelle foto, compresi tutti i musicisti che hanno suonato con me. Mick Harvey, Blixa Bargeld, Warren Ellis...tutti questi rapporti - rapporto è una parola molto più adatta rispetto a collaborazione, nel mio caso - sono responsabili del successo di questi brani. Le canzoni riguardano quel che accadeva tra me e queste persone. E' da dove quei brani arrivano.

Per anni Mick Harvey è stato uno dei tuoi partner privilegiati, poi è arrivato Warren Ellis. Quand'è che hai capito che qualcosa di speciale con Warren stava per accadere?
Mi ricordo di essere andato a vedere i Dirty Three, la band di Warren, in un pub giù alla strada in Australia, prima che uscisse Murder Ballads. Non vedevo tanta energia su di un palco da molto tempo. Ricordo di essere andato nel backstage ed aver detto a Warren: "Ehi, vuoi suonare nel mio disco?". Lo studio era lì vicino, si presentò e molto velocemente portò nei Bad Seeds un amore per la musica che era molto diverso da quella sensibilità anti-rock n' roll che, in particolare Blixa, portava avanti con gli altri della band. Warren ha un amore per la musica senza confini di sorta. Amava il rock n' roll, amava gli AC/DC e non ironicamente, pensava davvero fossero una cazzo di grande band. Amava la musica classica, il jazz. Sapeva molto di musica sperimentale, ma in una maniera molto aperta. Fino ad allora i Bad Seeds operavano in una concezione piuttosto rigida di cosa fosse buona musica e cosa fosse cattiva musica.
Warren non l'ha intellettualizzato?
Certo, puoi dirlo. Ha scosso l'intero apparato, che poteva tendere troppo ad una visione soffocante e riduttiva della musica. Warren ha strappato le cose in piccoli pezzi. Ha anche portato una cosa che per me era un nuovo, un elemento collaborativo. Il primo giorno, ero lì seduto al piano a suonare Henry Lee, cercando di farla funzionare. Si è girato e mi ha detto "falla in SI minore", lo feci e pensai "oh, è molto bello".
E' stato il primo ad avere le palle di dire qualcosa di simile ad uno che era comunque riconosciuto come un cantautore esperto. All'epoca, per un motivo o per l'altro, avevo smesso di collaborare in quel modo con i Bad Seeds. Ormai arrivavo con un po' di canzoni e le portavo in studio. E poi all'improvviso mi sono ritrovato con questa persona con cui poter scrivere; è stata una cosa molto stimolante, per me.
Quindi io e Warren siamo diventati amici molto velocemente. Passiamo molto tempo assieme, lui parla costantemente, sempre con molto entusiasmo di una cosa o l'altra. Ha parlato di come di come abbia approcciato alla musica dei Bad Seeds come un fan e lo ha fatto in una maniera molto articolata e delirante. Fino ad allora, una delle cose che ci rendeva orgogliosi nei Bad Seeds, era che non parlavamo mai di musica. Nessuno diceva nulla, ognuno faceva la sua cosa ed era decisamente magico. Non discutevamo di nulla, io portavo un brano e ognuno ci faceva ciò che pensava fosse giusto farci. Warren ha apportato una continua analisi del tutto, un'analisi positiva.
Due delle figure che più ti hanno influenzato, sin da giovane, sono morte: Johnny Cash e Leonard Cohen.
Sono morti entrambi dopo aver vissuto delle carriere e delle vite eccezionali, ma ciò non rende le loro perdite meno importanti. E aggiungerei Lou Reed. E' stato molto triste perdere anche lui. Ma Johnny Cash e Leonard Cohen, è stato terribile, ed il fatto che entrambi abbiano lavorato fino all'ultimo dei loro giorni è stato d'incredibile ispirazione. Un'affermazione della vita. Quasi miracolosa. Tutti e tre hanno lavorato affrontando orribili problemi fisici, invecchiando. Lou Reed ha avuto tremendi problemi fisici, proprio come Cash e Cohen. Ho visto Johnny Cash da vicino, mentre eseguiva alcuni dei miei brano ed essere testimone di ciò, è stato davvero fonte d'ispirazione. Potevo vedere la musica che lo teneva in vita.
Quello che cerco di dire è che c'è una sorta di mito che sostiene che vi sia una fine alla creatività di qualcuno, che ne hai un po' e poi svanisce. Beh, queste persone hanno provato con certezza che non è così. Il pozzo della creatività è infinito, se approcciato in modo giusto. Questi tre artisti sono stati così d'ispirazione, da quel punto di vista. E' magnifico che le persone che mi colpivano quando ero giovane, hanno continuato a farlo anche alla fine delle loro vite.
Con 20000 Days on Earth sei riuscito a mantenere il controllo sul film. One More Time With Feeling è stato l'opposto. Pensato come un semplice "making of" del nuovo album, è poi diventato così profondo ed intenso, quando la triste realtà ti ha colpito...
Esattamente.
E le persone si relazionano molto più che mai ad un livello emozionale in quel che fai, perché hai finalmente lasciato il controllo.
Penso che le persone si relazionino con questi film perché sono molto buoni. Anche se 20000 Days On Earth ha un aspetto molto rigido basato sull'idea di qualcuno che fatica a sembrare una persona normale o che nemmeno ci prova, ad essere una persona normale. Ho sempre avuto timore di fare un documentario "fly on the wall" (un documentario dove gli attori fingono di non sapere di essere ripresi ndr), perché li trovo incredibilmente noiosi. Semplicemente persone che vagano in studio. Non riesco a ricordarne uno che valga la pena vedere. Il processo creativo, visto da fuori, è davvero noioso. E' la cosa più eccitante che esista, se ci sei dentro, ma se non è così, è solo uno seduto ad una scrivania che scrive. O, peggio ancora, uno seduto davanti ad una console da missaggio.
Questo non ha mai suscitato interesse, in me. Quindi quando ho chiesto ad Andrew Dominik di fare il film, anch'egli non eri interessato, a meno che non avrebbe potuto far riferimento alla morte di Arthur. Fortunatamente. Perché, oggi, il film ha molto valore per me. All'epoca, non ero in uno stato tale da poter prendere decisioni su cosa avrei dovuto o non avrei dovuto fare. Potevo solo dirgli "fai quello che desideri", ed è ciò che ha fato. Nella mente di Andrew - lui è un mio caro amico - era il suo modo di restituirmi qualcosa. Aveva un programma di cui non sapevo nulla. Per me erano un paio di interviste e qualche brano, ma Andrew lo ha reso un qualcosa che la pena di esser guardato, un film brillante tecnicamente, ed anche molto di più.
Qualcosa che non avevo notato la prima volta che me lo ha fatto vedere. Però ero conscio di essere l'ultima persona in grado di dire se il film fosse valido o meno. Quindi mi sono tolto di mezzo, ed è stato solo molto dopo, quando ha ottenuto un meraviglioso responso, che il film mi ha catturato: sono stato sommerso da questo torrente di dolore condiviso. Le persone avevano le loro storie personali, è stato molto toccante.
Questo mi ha obbligato ad andare al cinema e guardare il film per ciò che era realmente: un meraviglioso regalo ad Arthur. Può sembrare sia stata una mossa saggia, farlo, ma in realtà non c'era dietro nessun intento. Skeleton Tree altro non era che un po' di tracce improvvisate, fatte prima della morte di Arthur, tranne una, la title-track.
Il film è stato fatto con una persona che non aveva affatto idea di cosa stesse accadendo. Quindi c'è questo elemento magico, nel film e nel disco. Ora li vedo in maniera diversa rispetto a qualsiasi mio altro progetto, dato che hanno preso forma senza che io fossi coinvolto. Posso, in una maniera piuttosto strana, guardarli come se fossero stati fatti da qualcun altro e vederli proprio come fanno tutti gli altri.
C'è una scena in 20000 Days on Earth, dove tu Arthur e Earl, mangiate la pizza mentre guardate Scarface. Quasi un filmino casalingo. Cosa provi a riguardo, oggi?
Le persone potrebbero pensare sia doloro, ma per me è una benedizione. Di nuovo, è una di quelle cose che, quando le fai, non hanno grosso significato. Perché non ti aspetti mai che la tua arte possa curare la tua stessa anima. E' l'ultima cosa che ti aspetti dal tuo stesso lavoro. Il processo del songwriting è molto importante per far sì che io sia l'essere umano che sento il bisogno di essere. Sento che se non scrivo canzoni, potrei semplicemente dissolvermi come essere umano.
Andare in studio e registrare canzoni è parte del processo di dare libertà alle canzoni. Il prodotto finale è qualcosa che dai al mondo e che non possiedi più. E di certo non ti aspetti che quella roba torni indietro a curarti le ferite. Di solito altre cose mi curano le ferite, come ascoltare Nina Simone. Ma in questo caso, il film, il disco e i concerti hanno cambiato me ed il mio lutto. Sarei una persona molto diversa, oggi, senza queste tre cose. Quindi, in uno strano modo, Skeleton Tree, il film ed il concerto, hanno - in maniera misteriosa - mi hanno aiutato tanto quanto hanno aiutato le altre persone.
Puoi commentare questa foto che appare nel libro del box set?
E' una foto di una cara amica, Dominque Isserman, scattata in Irlanda, in questo posto, Skibereen. E quella che sembra una piccola collina, in realtà è una scultura di James Turrell. E Dominque era sempre cinque-sei passi dietro di noi, a farci foto. E' dei tardi anni novanta, io e Susie ci eravamo incontrati da poco e facemmo questa passeggiata insieme. E lì in fondo c'è il piccolo Luke, il mio figlio più grande.
Molto bella e toccante. La si può facilmente trasporla alla realtà odierna...
Sì, si può.
