"It ain't that in their hearts they're bad. They comfort you, some even try
They nurse you when you're ill of health, They bury you when you go and die
It ain't that in their hearts they're bad, They'd stick by you if they could,
But that's just bullshit...People just ain't no good"

("People Ain't No Good", 1998)


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[2018] The Red Hand Files - Issue #4 (torna all’elenco)

Sei solito frequentare Warren o state assieme solo durante le registrazioni? Spero in una risposta positiva, come se ci fossero obiettivi nella vostra amicizia.

EMMA, CORK, IRELAND

Ci puoi parlare un po' di Warren?

FREDDY, LONDON, UK

Perché le persone ci mettono così tanto a capire l'assenza dell'amore?

PAUL, BRIDGEWATER, TASMANIA


Cari Emma, Freddy e Paul,

Warren si è unito ufficialmente ai Bad Seeds mentre lavoravamo a Murder Ballads, nel 1995. La sua influenza è stata evidente sin da subito. Negli anni ho sviluppato con lui un rapporto che va ben oltre la collaborazione professionale e siamo molto amici e, sì, Emma, ci frequentiamo molto. C'è una sorta di santità nella nostra amicizia, che ha attraversato i problemi più disparati negli ultimi vent'anni, ma che rimane resiliente come sempre. Su un livello più professionale, abbiamo sviluppato uno stile di songwriting basato quasi esclusivamente su delle intuizioni spirituali e sulle improvvisazioni che, come Henry Miller stabilisce, fanno sentire calmi, gioiosi e spericolati. Nelle sessioni di songwriting ci sediamo, ci concentriamo, sorridiamo e ci scontriamo su diverse cose. Warren essenzialmente è una macchina di idee (chiunque abbia lavorato con lui potrà confermarvelo) ed è uno straordinario privilegio stargli intorno, sia sul palco che in studio ed in qualsiasi altro posto, a dirla tutta.

Quando è in piena luce, è inarrestabile, ed è davvero raro che non sia in piena luce.

Quando scriviamo assieme, lo facciamo in un piccolo studio vicino Brighton. Io siedo in una stanza, al piano, con il libro dei testi ed un microfono e, dall'altra parte c'è Warren, con i suoi tanti strumenti. C'è un muro di vetro che ci divide. Non discutiamo di cosa stiamo facendo, iniziamo a suonare assieme e basta. E' pura improvvisazione. C'è un contatto visivo attraverso il vetro. E questo è essenziale. Non riesco nemmeno a definirlo, ma qualcosa accade. Qualcosa che ha a che fare con l'intuizione e la fiducia ed il rischio, la voglia di rischia e, certo, di fallire. Anche noi abbiamo quello che si chiama "Cammino della Vergogna". Quando uno di noi arriva con un'idea che, beh, è chiaramente uno schifo e falliamo in maniera epica ed imbarazzante. Se non attraversiamo il "Cammino della Vergogna" in maniera piuttosto regolare, vuol dire che non stiamo facendo bene il nostro lavoro, che non stiamo provando ad andare oltre la nostra zona di conforto.

Il concetto di collaborazione è sempre stato la forza vitale dei Bad Seeds. Queste collaborazioni, quando ad un certo livello, possono andare anche oltre i limiti dell'amicizia e, a volte, una collaborazione creativa si distingue per l'onestà, una vulnerabilità ed una brutale intensità che una normale amicizia non avrebbe. Purtroppo, una delle conseguenze di queste collaborazioni è che, in alcune occasioni, possono spazzare via un'amicizia, nel senso che si mette troppo di noi stessi in questa unione creativa, che semplicemente ci si dimentica di essere amici.

Gli attuali Bad Seeds possono essere una testimonianza del potere corrosivo di una collaborazione. I Bad Seeds, in questo periodo, si distinguono per una serie di assenze. E' difficile, per molti, vedere i Bad Seeds senza lo spirito di Blixa, con la sua terrificante chitarra torturata, o Mick Harvey con la sua enorme intelligenza musicale e il suo sopracciglio severo e critico. Queste collaborazioni, straordinariamente intense, trovano la loro fine naturale, ma ciò nonostante, sono ancora ben intrecciate nel tessuto della band. Il caro Conway ed il suo piano traballante, Barry Adamson o Kid Congo Powers, l'illimitato spirito creativo di Anita Lane, sono tutti stranamente presenti, nonostante la loro assenza.

L'assenza non è il vuoto. Il vuoto non ha voce. Il vuoto è vacante e banale e ateistico. L'assenza, d'altro canto, è un terreno fertile, dove la perdita e l'amore si fondono attorno al ricordo, creando fantasmi che vivono tra di noi. L'assenza è viva grazie all'energia. I Bad Seeds rimangono un'entità che incorpora gli spiriti di chi ne ha fatto parte in passato, il residuo della loro enorme energia creativa e il ricordo delle loro voci. Loro sono tutti sul palco con noi. Dal mio punto di vista, nessuno se n'è davvero andato.

Alla fine, penso che sia io che Warren capiamo che la longevità di una collaborazione dipende, in un certo qual modo, dalla conservazione dell'amicizia e l'amicizia richiede cura e manutenzione, quindi esistiamo come amici, al di là del lavoro. Lavoriamo, a volta assieme, a volte da soli, e vogliamo la felicità dell'altro e, quando uno di noi ha dei problemi, l'altro arriva di corsa, mentre la canzone va avanti.

 

Puoi leggere l'originale qui.



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