"With my voice...I'm calling you."

("Jesus Alone", 2016)


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[2019] The Red Hand Files - Issue #46 (torna all’elenco)

Nel post #43 hai dato a David il testo di una canzone. Posso averne una anche io?

Ray, Hawaii, USA

Come ti perdoni per le cose orribili che hai fatto agli altri mentre eri nell’incubo della tossicodipendenza?

Matt, Montreal, Canada

Cari Ray e Matt,

per caso, ieri stavo togliendo alcuni documenti dalla mia scrivania e ho trovato queste parole che penso di aver scritto un paio di anni fa, ma che ho in qualche modo dimenticato. Il testo si intitola “The kiss of the Spider Woman” ed è davvero molto buono. Come testo rock’n’roll funziona molto meglio di Incinerator Man (dal post #43), che, a essere onesti, si legge più come una poesia convenzionale, quindi è probabilmente più facile arrangiare questo testo. Ray, puoi averlo, se ti piace. Se la incidi e la pubblichi e diventa un successo e tu diventi una famosa pop star internazionale, bè, ne sarò felice, ma anche molto sorpreso, perché la canzone parla della dipendenza dall’eroina.

Il testo ricorda un episodio, negli anni Ottanta, quando ero bloccato in quello che doveva essere il peggior "hotel" di Tijuana (probabilmente del mondo), cercando di disintossicarmi da una dipendenza dall’eroina particolarmente grave. C'era ovviamente coinvolta una ragazza, era messicana e bellissima e aveva il tatuaggio di una ragnatela sul gomito. Avevamo finito i soldi e io ero a pezzi e tutto era adeguatamente sordido. Sembravamo una coppia di personaggi devastati di qualche tremendo romanzo di Bukowski e se pensi che la cosa suoni in qualche modo romantico, non lo era. Ricordo soprattutto che stavo sdraiato in mutande sul 'letto' in una piscina di sudore, guardando gli insetti cadere dal soffitto e strisciare sul mio petto senza avere la forza di fare nulla al riguardo. Di solito non ripesco vecchi ricordi per trasformarli in canzoni - è un cattivo metodo, secondo me, sembra una sorta di tradimento del presente - quindi è per questo che probabilmente la canzone non ha mai visto la luce del giorno. Detto questo, è un robusto testo rock 'n' roll e forse puoi farci qualcosa. A me non va.

Il bacio della donna ragno

Mi sveglia una voce che chiama dall’altra parte del muro.

Sono solo e aggrovigliato in una rete di pensieri a ritroso nel passato.

La ragazza messicana dalla pelle luminosa

Sta asciugando la mia faccia che è caduta sul pavimento del dormitorio.

La ragazza messicana con una ragnatela sul gomito

Ha occhi come finestre e gambe come una porta.

Sono sdraiato là, morendo, da tre giorni, tre giorni o forse più

Non possiamo chiudere le finestre e sicuramente non possiamo aprire la porta.

Amo le donne, ma ho sempre amato di più le droghe.

Anche mentre stavo dentro di loro, ero già sulla via di uscire a cercare la roba.

Ho baciato la donna-ragno e lei mi ha avviluppato profondamente nella trama della sua seta,
appeso al telaio della porta e frizionato con olio di argan e latte.

Quanti cieli blu abbiamo perso là, quante opportunità?

Quante porte non aperte, quanti telefoni lasciati suonare?

Quanti giorni vissuti nel centro della tela, solo e spaventato?

Quante volte ho chiamato in mezzo a quei fili, per non trovarci nessuno?

Sono solo e aggrovigliato in una rete di pensieri a ritroso nel passato.

Sono la voce che chiama dall’altra parte del muro.

Ecco, un testo niente male, con quell’elegante passaggio dalla descrizione del ricordo come una rete di pensieri aggrovigliati all’idea che la donna ragno sia la dipendenza stessa che mi “sta avviluppando profondamente nella trama della sua seta” – una bella metafora dell’essere fatti, se posso dirmelo da solo – alla melanconica immagine, in cui chiunque sia stato a lungo dipendente dalla droga si riconoscerà, del “chiamare in mezzo a quei fili, per non trovarci nessuno”. Quindi il cerchio si chiude tornando alla trama vischiosa dei ricordi. La canzone stessa è una ragnatela. Questa è roba buona e se metti il testo su un giro scarno di due accordi, tipo Born in the USA, Jane says dei Jane’s Addiction, Achy Breaky Heart o qualcosa del genere, beh, chissà, potresti avere tra le mani un successo mostruoso. Potrebbe anche non essere così; in questo gioco non si può mai dire.

Se userai questi versi, dovresti fare attenzione alla deliziosa coppia di strofe che divide in due parti il testo:

Amo le donne, ma ho sempre amato di più le droghe.

Anche mentre stavo dentro di loro, ero già sulla via di uscire a cercare la roba.

Questa non è in alcun modo una glorificazione dell’assunzione di droghe, piuttosto queste parole sono piene di un rimorso molto sentito per la totale devastazione che la mia dipendenza da eroina ha causato nei miei rapporti con le donne. Tutti i tossicodipendenti, uomini o donne, possono identificarsi con questi due versi. Tuttavia, nonostante il filo di disperazione che le attraversa, c’è molto divertimento nella costruzione di quei versi e sono particolarmente orgoglioso della rima “women” “in’em” e il viaggio interiore suscitato dalla rima “door”“score”, come se il narratore della canzone fosse già in fuga.

E, Matt, giusto per dire, tutti i tossicodipendenti a volte fanno cose orribili, perché i tossicodipendenti sono persone e le persone a volte fanno cose orribili. La vera difficoltà riguardo al perdonarsi sorge quando ci si rende conto che si fanno ancora cose orribili anche quando si è puliti. Il mio consiglio è questo - siate gentili - verso voi stessi e verso gli altri. È il più semplice dei rimedi, ma straordinariamente efficace. Un piccolo, luminoso atto di gentilezza verso un altro essere umano non è solo un gesto di speranza esistenziale, ma ci riconcilia anche con il mondo, e alla fine diventa la via del perdono di sé.

Con amore, Nick.

 

Puoi leggere l'originale qui.



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